Come preparare un piano editoriale social efficace

Il piano editoriale per i social media è nato con l’avvento dei social. Da allora se ne parla e potrebbe essere inutile occuparsene ancora nel 2018. Ma l’approccio alla sua redazione cambia con il passare del tempo.

Il piano editoriale deve essere inserito in un piano di comunicazione complessivo, che faccia leva sui valori del brand, a sua volta diffusi dai diversi canali social e web. Con un obiettivo comune: favorire la diffusione del brand e portare a conoscenza del proprio pubblico i servizi e prodotti.

Come preparare il piano editoriale social

Prima di mettere mano al piano editoriale occorre avere ben chiare alcune cose. In particolare deve essere chiaro a chi stiamo parlando, chi è il nostro pubblico. Poi si passa agli obiettivi che si intende raggiungere con il piano e quali caratteristiche del brand si differenziano dai competitor.

Come realizzare il piano editoriale social

Il piano editoriale nel suo complesso deve prevedere la diffusione dei valori del brand da comunicare. Ogni post persegue invece un obiettivo specifico: questo potrebbe essere dedicato alla lead generation oppure all’aumento dell’awareness aziendale. Il piano deve essere un mix tra contenuto informativo o divertente.

Oggi (purtroppo) è quasi essenziale prevedere una piccola quota di advertising da investire dei diversi social per aumentare la diffusione dei post. Ogni piano editoriale deve essere due due tipi: verticale per ogni canale e orizzontale nel tempo.

Qui un’utile infografica che spiega le motivazione che spingono un utente ad abbandonare la pagina social di un brand

Un timone per navigare nel piano editoriale

Per facilitarvi nella redazione di un piano editoriale è bene avere un modello molto simile ad un timone di un giornale. Il timone in campo editoriale è un foglio nel quale viene indicata la scansione delle pagine e gli ingombri pubblicitari. Stessa cosa si deve fare nella predisposizione del piano editoriale. Qui più trovare un modello da scaricare realizzato da Noetica. Un timone di questo tipo vi aiuta a visualizzare istantaneamente tutto quello cui devo parlare, i materiali per farlo e le cose ancora da fare.

Nella redazione del piano non deve essere dimenticata l’attualità: quindi spazio anche a news e post di giornata, per rendere la pagina social sempre aggiornata e non una cosa stantia. L’ideale sarebbe mettere su carta il piano con gli obiettivi da raggiungere, senza le date. In un secondo momento si può decidere dove collocare i post nei diversi giorni.

Ogni social ha i suoi orari e regole di pubblicazione. Per una pagina Facebook potrai essere attivo anche 2 volte al giorno, su Twitter almeno 10 volte, su Google Plus almeno 2 volte.

Alla ricerca del giusto mix

Non esiste un giusto mix di contenuti. Occorre dosare bene contenuti aziendali (foto prodotto o azienda) e contenuti selezionati per essere condivisi dai vostri stakeholder (articoli, fotografie o video). Gli argomenti potranno essere i più disparati: dedicati ai vostri clienti, al vostro mercato, alle passioni dei vostri clienti. Abbiamo detto che non esiste una regola precisa sul mix, ma è bene non pubblicare più di 2-3 contenuti su 10 dedicati ai vostri prodotti e servizi.

Qui ulteriori utili consigli per la realizzazione di un piano editoriale.

Obblighi di legge per attivare un e-commerce

obblighi legge ecommerce

E’ facile dire “attiviamo un e-commerce e cominciamo a guadagnare”. Ma prima di dedicarci alla vendita online di una serie di prodotti o servizi occorre adempiere ad una serie di obblighi di legge. Attraverso il sito internet si realizza una vendita con due diverse modalità: Business to Consumer (B2C), ovvero un azienda che vende a un privato e Business to Business (B2B), quando un’azienda vende ad un’altra azienda. Con vendita “e-Commerce” si intendono le operazioni relative ad attività commerciali e transazioni effettuate per via elettronica.

In Italia l’e-commerce sta continuando a crescere anche se in misura minore rispetto agli altri Paesi europei. Un po’ alla volta le cose stanno cambiando, ma con percentuali di crescita molto basse (spesso sotto il 10%). Il commercio elettronico in Italia vale 23,6 miliardi: gli acquisti online di prodotti (12,2 miliardi) nel 2017 crescono del 28% e superano quelli di servizi (+7%, 11,4 miliardi). Il peso dell’export digitale:10 miliardi. (dati Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano e da Netcomm).

Quasi tre imprese italiane su quattro (il 72%) hanno un canale che permetterebbe di vendere online, ma solo una su dieci ha ricevuto ordini. In Italia le imprese che vendono online (e-commerce) sono 40mila contro le 550mila in Germania e le 200mila in Francia, solo per fare due esempi, per un totale di più di un milione di società che in Europa operano nell’e-commerce.

Obblighi di legge

La Direttiva 2000/31/CE stabilisce che si possa avviare un e-commerce senza autorizzazioni preventive. Restano validi i requisiti professionali per lo svolgimento di specifiche attività economiche. Per le aziende che svolgono attività di commercio elettronico, l’art. 7, D.Lgs. 70/2003 impone di rendere accessibili gli estremi del venditore (domicilio o sede legale) e del prestatore (compresa posta elettronica), il numero di iscrizione Rea o Registro Imprese; indicazione ed estremi dell’autorità competente in caso di attività soggetta a concessione, licenza o autorizzazione.

Dati web obbligatori

  • Nome, denominazione o ragione sociale;
  • domicilio e sede legale;
  • contatto telefonico ed e-mail;
  • numero di iscrizione al repertorio delle attività economiche, REA o registro imprese;
  • eventuale ordine professionale e numero di iscrizione presso cui il prestatore è iscritto;
  • titolo professionale e Stato membro in cui è stato rilasciato;
  • numero di Partita IVA;
  • indicazione chiara e inequivocabile di prezzi e tariffe applicate,
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